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  • SAI D'AVERE UN FIBROMA? NON PREOCCUPARTI, SOLO UNO SU 1000 PUO' DEGENERARE. Stampa E-mail
    Scritto da Enzo   
    marted́ 15 giugno 2010

     

    www.robedamatti.net                          Cesena, 16 giugno 2010.

    Ti hanno detto che hai un fibroma? Niente paura Solo 1 su 1000 può degenerare in fibroma maligno.

    ___________________________

    Fibromi uterini

    Cos'è


    Il fibromioma, più frequentemente conosciuto come fibroma uterino, è un tumore muscolare benigno e frequente dell'utero. Sinonimi sono Mioma, Leiomioma.
    Il fibroma è una
    patologia tipica dell'età fertile e come tale può essere stimolato nel suo accrescimento dalla produzione ormonale ovarica. Infatti con la menopausa si verifica spesso una sua riduzione di volume. Più del 25% delle donne con più di 30 anni sono portatrici di uno o più fibromi, ma meno del 25% di questi fibromi sono accompagnati da sintomi.
    La possibilità che un fibroma possa degenerare in forma maligna è estremamente rara (circa 1 su 1000); tale rischio può essere sospettato di fronte ad un rapido accrescimento di volume riscontrato in occasione di controlli
    clinici o ecografici. Con la menopausa, cessando la stimolazione ormonale, il fibromioma tende a regredire spontaneamente.

     

    Come me ne accorgo


    Tre volte su quattro il fibromioma viene scoperto durante una visita ginecologia di controllo o un'ecografia. Il sintomo più frequente è l'emorragia uterina che può manifestarsi o con un'abbondanza delle mestruazioni o con sanguinamenti durante il ciclo. In alcune donne, che non si preoccupano dell'aumento delle mestruazioni, può essere rivelatrice di fibroma un'anemia ipocromica.

    Molto spesso la presenza di un fibromioma, soprattutto se di grandi dimensioni, può provocare dolore e/o senso di peso al basso ventre o a livello lombo-sacrale. Inoltre, in rapporto a volume e sede del fibroma, possono essere presenti sintomi urinari (stimolo ad urinare frequentemente o talora
    incontinenza urinaria) in caso di pressione sulla vescica (che è in stretta vicinanza dell'utero), oppure sintomi intestinali per compressione sul retto con conseguente difficoltà alla defecazione. In alcuni casi la presenza di un fibroma può causare problemi di sterilità.

    Gli esami


    Il primo esame che permette di diagnosticare un fibromioma è la normale visita ginecologica: un fibroma molto voluminoso può talora già essere sospettato alla palpazione dell'addome. L'esplorazione vaginale consente di apprezzare l'utero irregolarmente aumentato di volume e di consistenza aumentata. Nella diagnostica dei fibromi uterini è fondamentale l'ecografia: l'ecografia addominale è sempre necessaria per valutare la grandezza e la localizzazione dei fibromi di grandi dimensioni; la via vaginale può esser utile per un'analisi più precisa delle pareti uterine. Il momento migliore per fare un'ecografia è a metà ciclo.

    L'ecografia è utilissima nel controllare nel tempo l'eventuale tendenza all'accrescimento dei fibromi. Per studiare meglio la cavità uterina, si rende necessaria l'
    isteroscopia e l'isterosalpingografia.

    Cosa aspettarsi


    La prognosi dei miofibromi è buona. In caso di gravidanza, le complicanze sono rare, ma si rende necessario un controllo assiduo per precisare le variazioni di volume, la sua sede rispetto all'inserzione della placenta e, a fine gravidanza, rispetto alla posizione del feto. La menopausa provoca, nella maggior parte dei casi, una riduzione di volume dei fibromi.

    Che fare


    La scelta della terapia dipende da vari fattori: l'eventuale presenza di sintomi e la loro entità, l'età della paziente, l'eventuale desiderio di gravidanze, il volume del fibroma. Per un fibroma non molto voluminoso, in una paziente che non presenta sintomi, può essere sufficiente tenere una condotta di attesa, limitandosi a dei controlli periodici (visita ginecologica ed ecografia ogni sei mesi). Al contrario in una paziente sintomatica vanno fatte delle scelte terapeutiche, che possono essere in alcuni casi di tipo farmacologico, e più frequentemente, di tipo chirurgico.
    La terapia farmacologica può essere utile soprattutto per controllare la tendenza all'emorragia e, se necessario, per far fronte al dolore. Non ci si può aspettare però dalla terapia medica la regressione totale del fibroma.

    Per dominare la sintomatologia emorragica possiamo disporre di diverse categorie di farmaci:
    • Progestinici: sono particolarmente indicati nel bloccare la menometrorragia e talora riescono anche a ridurre la sintomatologia dolorosa. Solitamente vengono assunti per via orale (in forma di compresse) per 10-15 giorni a ciclo per più cicli, secondo l'indicazione del Ginecologo curante.
    • Danazolo: anche questo preparato è efficace nel controllare le menometrorragie ed inoltre la terapia deve essere protratta per 4-6 mesi e può frenare l'ulteriore sviluppo del fibroma (o dell'utero fibromatoso); si tratta però di un farmaco che presenta effetti collaterali e va somministrato sotto stretta sorveglianza.
    • GnRH analoghi: questi preparati (solitamente somministrati in forma di iniezioni intramuscolari) comportano un blocco temporaneo della attività di produzione ormonale da parte delle ovaie. In questo modo si instaura una sorta di menopausa farmacologica reversibile, in conseguenza della quale si ha una cessazione delle mestruazioni (amenorrea) ed una certa riduzione di volume dei fibromi. Tali effetti però non sono permanenti: dopo la sospensione della terapia può ripresentarsi la precedente sintomatologia emorragica, ed inoltre può riprendere l'accrescimento dei fibromi.
    Tale terapia non può essere protratta per un periodo molto lungo a causa dei fastidiosi sintomi di tipo menopausale (ad es. le vampate di calore) e dell'effetto favorente l'osteoporosi che può comportare. Pertanto tale scelta terapeutica viene fatta o in vista di un intervento chirurgico (con l'intento di favorire una riduzione di volume del fibroma per agevolare l'intervento), o in una paziente molto vicina alla menopausa per controllare le menometrorragie fino alla cessazione spontanea delle mestruazioni.

    La scelta di una terapia chirurgica si impone nei casi in cui le
    emorragie sono frequenti e abbondanti e non c'è stato un beneficio con la terapia medica oppure nei casi in cui il volume cospicuo di un fibroma (o di un utero fibromatoso) crea dolore o disturbi da compressione di organi vicini (vescica e/o intestino). La chirurgia è necessaria per rimuovere un fibroma che per la sua sede ostacola la fertilità.
    Gli
    interventi chirurgici sono:
    • miomectomia: semplice asportazione di uno o più fibromi, conservando quindi l'utero.Tale scelta è abitualmente da privilegiare per fibromi di piccole dimensioni e quando la paziente è in età fertile.
    • isterectomia: asportazione totale dell'utero. Tale scelta è più indicata nella paziente in età peri- o postmenopausale, ed in quei casi più complessi come la presenza di miomi multipli e/o voluminosi.

    Consigli


    Non trascurare un aumento del flusso mestruale e sottoporsi a un controllo ginecologico regolare.

    ___________________

    Notizia dell'ultima ora:

    www.robedamatti.net.                     Cesena, 21 marzo 2011.  

    Bisturi e strumenti per sala operatoria a rischio infezione e contaminazione scoperti anche a Cesena. 

    Un’indagine partita da Belluno ha permesso di scoprire che un’azienda importatrice di strumenti per la sterilizzazione di materiale per sale operatorie proveniente dalla Turchia, con sede a Reggio Emilia, forniva gli ospedali di sedici province italiane con prodotti ad elevato rischio di contaminazione per i pazienti sottoposti ad intervento chirurgico e per lo stesso personale che vi lavorava dentro. Tra le sedici province italiane coinvolte in questa bruttissima storia figura anche Cesena.  

                                                                                Enzo Cusmà.

     

     

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