Quando andrai a votare ricorda che la persona che delegherai al governo dell'Italia o della tua città al novantacinque per cento sarà la stessa che ruberà i tuoi risparmi e il futuro dei tuoi cari. Non scegliere il solito lerciume, ascolta la tua coscienza e non aspettare che altri cittadini possano risolvere i tuoi problemi. Rianimati e agisci!
Cesena, 15 novembre 2016 SIGNOR RENZI MANCANO SOLO VENTI GIORNI ALLA RESA DEI CONTI. COME SI SENTE? Certo che dopo tutte le sue malefatte, a parte la stabilità economica che in ogni caso non la tocca minimamente, come non tocca tutti i suoi parlamentari, se lei avesse un minimo di coscienza, almeno dovrebbe impallidire dalla vergogna. So che la parola vergogna nel vocabolario di tantissimi politici non è mai esistita, come non sono mai esistite le parole corruzione, ladri, parassiti, tiranni, mafiosi, carogne ecc. Per quanto sopra, signor Renzi, mi scuso per averle chiesto di vergognarsi. Per finire, le paleso tutto il mio sdegno per le sue insensate decisioni che riguardano il ticket sull'equivalente dell'equivalente. Gli ottanta euro dati a tutti ma non a chi ne aveva davvero bisogno. I denari sperperati per comprare il voto dei diciottenni. L'attentato alla Costituzione. Il caro prezzi per i generi di prima necessità (carburante compreso). Il lavoro e l'economia che non decollano, la sempre crescente disoccupazione. La giustizia che non esiste, l'ordine pubblico che nessuno sa dove sta di casa. La delinquenza che conquista le città. Per non citare altre migliaia d'ingiustizie, chiudo con le rapine di Stato che hanno letteralmente l'economia di milioni di famiglie e giovani italiani: Calcioscommesse e giochi d'azzardo in genere, multe selvagge appioppate con autovelox, scout street e semafori truccati, Giudici di pace, vigliaccamente cacciati via dai sempre più potenti e prepotenti sindaci e gli omicidi e le stragi di stato per i quali non paga mai nessuno. Gli omicidi e stragi di stato sono quelli che accadono quanto i servitori dello stesso Stato, massacrano i cittadini che scendono in piazza per chiedere i propri diritti e sono presi a pedate nei fianchi e nei genitali per poi essere ridotti in fin di vita dalle manganellate, quando ormai non hanno nemmeno la forza di respirare. Molti altri omicidi di stato avvengono quando uno scommettitore cade nella trappola del calcioscommesse e mille altri giochi d'azzardo gestiti e sponsorizzati da Sisal e da uno Stato biscazziere senza scrupoli. Quando un giocatore perde tutti i suoi risparmi, casa compresa se ne ha una, inizia a delinquere cominciando con i furti, scippi e spaccio di droga. Dopo, avendo sempre più necessità di soldi, passa alle rapine e ai sequestri di persona. Fatto questo, se non è ancora finito in prigione e ha una mente malsana, comincia a pensare al suicidio se si è rovinato per colpa sua, all'omicidio/suicidio s'è convinto che la colpa e di qualcun altro e in fine, se la mente non funziona come deve, pensa alla strage familiare. Queste cose purtroppo accadono quasi tutti i giorni, ma i sindaci continuano a rilasciare permessi per l'apertura di nuove sale giochi e preferiscono mandare i vigili urbani a fare multe selvagge piuttosto che a salvare qualche vita umana. Ancora peggio si comportano la magistratura ordinaria e i parlamentari romani con questi ultimi che pensano solo a dilapidare le ricchezze del paese, che negli anni passati contribuirono a fare dell'Italia la quarta potenza economica mondiale. Con quest’andazzo, e con l'assoluta mancanza di seri controlli, calciatori, allenatori, arbitri, presidenti di società, corruttori e corrotti, parassiti e altro letame che opera nel calcio, si sentono autorizzati a truccare e vendere le partite senza paura di marcire in galera. Quando viene scoperto uno scandalo, dopo un processo - farsa, a un calciatore che ha venduto diverse partite, gli fanno un po' di solletico: Gli infliggono una multa di cinque - diecimila euro (la stessa somma che guadagna in un giorno un calciatore medio) e siccome dopo il danno arriva sempre la beffa, la "giustizia" sportiva lo squalifica per uno - due mesi, dandogli la possibilità di andarsi a crogiolarsi i genitali dove meglio crede. Intanto, con le partite che ha venduto quel disonesto, si è arricchito il lerciume che ha organizzato la rapina consentita da Sisal e Stato, ma nel tempo medesimo, decine di milioni di scommettitori, come ogni giorno, hanno buttato le schedine nella spazzatura e sono ritornati a casa nervosi e pronti a litigare con qualsiasi membro della famiglia o della società.. Lei, signor Renzi, continui pure a essere sordo, muto e cieco. Questi sono problemi che riguardano chi non ha lavoro o chi ha ancora qualche risparmio e crede di trarre sollievo con un’impossibile vincita ai giochi d’azzardo truccati. Matteo Renzi, lei sa bene che a breve finirà di rottamare tutto quello che dovrebbe essere curato e conservato e non sarà per nulla lo spaccamontagne che voleva farci credere. Lei non può più prendere in giro quei sessanta milioni d'italiano che avrebbe dovuto ringraziare per averla sopportata pazientemente per ben trentatré mesi. Signor Renzi, per queste e tantissime altre malefatte, lei non ha mai dato segni di pentimento e non è stato neppure un mediocre primo ministro. Ha esasperato operai, pensionati, malati, buona parte della stampa, personale medico sanitario, insegnanti, giudici di pace, sindacati, piccole e medie imprese e commercianti. In pratica, chi è rimasto dalla sua parte, neanche a dirlo sono le banche, i sindaci del PD e i parassiti dal manganello facile. Prima di darle l’addio, le confesso che per colpa sua ho smesso persino di amare il papa e le dico anche perché. Quando mi sono reso conto che lei odiava i ceti deboli, speravo ardentemente che il buon Francesco la scomunicasse poi, vedendo che il papa è una persona troppo buona, ho dovuto rinunciare anche al mio motivato desiderio. In questo momento avrei voglia di scomunicarla io, ma non so né se posso farlo né da dove incominciare. A questo punto, per il suo bene e per quello degli italiani, le do l’addio sperando di non vederla mai più in politica. www.robedamatti.net Cesena, aggiornamento continuo Ricevo e pubblico. (Fonte Pagine Mediche). Intrappolato 43 minuti sott’acqua, torna in vita grazie a una tecnica innovativa. Si è gridato al miracolo e, in effetti, ciò che è accaduto al piccolo Michi, 15 anni, ha davvero dello straordinario. Il 24 aprile scorso Michi si è tuffato nel Naviglio Grande per fare un bagno, ma è rimasto intrappolato a due metri di profondità per un tempo infinito. Per 43 minuti il ragazzino è rimasto immerso nell'acqua fredda e senza respirare. Quando i Vigili del fuoco lo hanno riportato in superficie la sua temperatura corporea era di 29 gradi e il suo cuore era fermo. Lo avevano dato per morto gli amici, i familiari, i soccorritori. Nessuno può sopravvivere 43 minuti sotto’acqua. Invece non si è arreso Alberto Zangrillo dell'ospedale San Raffaele, che dirige l’equipe di Rianimazione cardio-toraco-vascolare. Zangrillo e i suoi hanno usato l'Ecmo, una macchina salva-polmoni, confidando nella temperatura corporea del ragazzo che era già bassa. Questa ipotermia ha protetto i centri vitali di Michi mentre la macchina procedeva ad un’assistenza meccanica con circolazione extracorporea. Una tecnica di rianimazione di ultima generazione, usata nei casi più gravi, che sfrutta il freddo per preservare l’integrità degli organi vitali e sostiene l’attività del cuore e degli altri organi permettendo all'organismo di riprendersi. A Michi hanno dovuto amputare una gamba a causa di un’alterazione della perfusione periferica, ma è vivo e sta recuperando. I medici spiegano che nell'ultimo mese il ragazzo ha recuperato gradualmente l’autonomia delle sue funzioni vitali, non ha problemi alla memoria o alla parola e piano piano è stato staccato dall'Ecmo. Sergio Harari: quale futuro per la nostra salute? Ricerca, prevenzione e accessibilità alle cure per tutti. Sono gli obiettivi che le politiche sanitarie e devono porsi per garantire un futuro migliore.
La risposta circa il nostro futuro sembra essere presente già nel titolo della Tavola Rotonda "Ricerca e assistenza: quale futuro per il nostro Paese?", che si terrà quest'anno, per la prima volta, in occasione del congresso di Pneumologia . Al centro del convegno, in programma dal 7 al 9 giugno presso il Palazzo delle Stelline a Milano, non solo quindi i grandi temi che interessano la pneumologia e l'approccio nei confronti del malato respiratorio, ma anche le tematiche della ricerca e dell'assistenza. Proprio a queste ultime il mondo medico e scientifico ha deciso di dedicare la Tavola Rotonda di venerdì 8 giugno, fissata per le ore 11.30. Il merito dell'iniziativa va al suo organizzatore, il dottor Sergio Harari, direttore dell'Unità Operativa di Pneumologia
dell'Ospedale San Giuseppe di Milano, insieme al quale abbiamo cercato di capire cosa caratterizzerà in particolare questo nuovo appuntamento. Perché questo convegno? "Da dieci anni nei nostri congressi abbiamo sempre cercato di dar spazio alla diffusione di messaggi clinici pratici e aggiornati, riguardanti le più importanti problematiche mediche che ogni giorno, in corsia o in ambulatorio, ci troviamo ad affrontare, mantenendo un occhio di riguardo verso le novità e le prospettive della ricerca. Per questo motivo, quest'anno abbiamo deciso di introdurre nel convegno anche una Tavola Rotonda, per discutere dei problemi cruciali della ricerca medica e dell'assistenza sanitaria del nostro Paese. Insieme ad alcuni ospiti internazionali discuteremo poi di cellule staminali e delle prospettive future per un loro impiego nella cura delle malattie polmonari. Speriamo che questo convegno possa concorrere alla formazione di specialisti sempre più aggiornati e competenti, pronti a rispondere ai veloci cambiamenti cui sta andando incontro la medicina in questi anni, sia sotto il profilo clinico, sia della ricerca, sia per quanto riguarda il campo organizzativo. Se l'iniziativa avrà successo, l'intenzione è quella di ripeterla con cadenza biennale, alternandola al Congresso internazionale sulle malattie rare polmonari e farmaci orfani, giunto alla sua V edizione, che avrà luogo sempre presso il Palazzo delle Stelline l'8 e il 9 febbraio 2013". Qual è il tipo di sanità con cui i cittadini si confronteranno nel futuro? "Attualmente ci troviamo in una situazione in cui il Paese è sempre più diviso, in cui le disuguaglianze sanitarie e sociali fra nord e sud, ma non solo, sono ancora più evidenti. Preoccupanti stanno diventando anche le problematiche relative alla possibilità di accesso alle cure a alla prevenzione. L'aumento del costo dei ticket e la forte crisi economica che l'Italia sta attraversando gravano sui cittadini. I pazienti, se possono, cercano di evitare gli esami o rimandare le visite. Contemporaneamente si assiste però ad un aumento degli accessi dei codici verdi al Pronto Soccorso per i disturbi minori. Tutto questo deve farci riflettere. Investire in prevenzione è fondamentale così come garantire a tutti l'accesso alle cure. Per i programmi di prevenzione occorre ripensare le politiche sanitarie puntando su programmi di prevenzione mirati e su precisi obiettivi di risultato da monitorare. Cruciale sarà poi la definizione del nuovo Patto sulla Salute, in esame proprio in questi giorni. La revisione a livello nazionale dei LEA, i Livelli Essenziali di Assistenza, ovvero le prestazioni sanitarie che devono essere assolutamente garantite dal Servizio Sanitario Nazionale ai cittadini, sembra essere improrogabile, sebbene le difficoltà siano tante per il nostro sistema di welfare, da tempo in crisi". Come cambierà il ruolo del medico nel futuro? "La professione medica richiede certamente sempre maggior specializzazione e competenza sotto il profilo tecnologico. Ci sono poi alcuni aspetti che andrebbero valorizzati, poiché si stanno perdendo e sono invece fondamentali per la diagnosi e la cura del paziente. Mi riferisco alla capacità di intuizione clinica, all'abilità chirurgica, alla tecnica, nonché alla valorizzazione delle competenze e della capacità del medico di relazionarsi in modo interdisciplinare alla materia. Per fare un esempio, il radiologo un tempo era pienamente calato nell'attività ospedaliera, partecipava alle discussioni sulla diagnosi e la definizione della terapia più adatta al singolo paziente. Oggi in molti casi non è più così, e il radiologo spesso è estraneo a queste dinamiche e si attiene solo a refertare le lastre magari a kilometri di distanza da centro ospedaliero e dal malato. Ciò comporta quella perdita di interdisciplinarietà e ricchezza professionale - di cui parlavo poco fa - con una inevitabile ricaduta non solo sulla definizione delle diagnosi e delle cure, ma anche sulla formazione stessa dei giovani medici. Immagino, infine, che ci saranno maggiori deleghe per le competenze non strettamente mediche, soprattutto in quegli ospedali organizzati per livelli di assistenza". Qual è il ruolo dell'informazione e della comunicazione all'interno di questo quadro? "Il rapporto con il mondo della comunicazione deve crescere. Credo occorra una maggiore interazione fra le due parti. La realtà della comunicazione è cambiata e sta cambiando; fanno parte dei media ormai non solo i giornali o la televisione, ma anche il web e i social network. Per la medicina può sembrare fuorviante pensare ad un approccio di questo tipo, ma per i malati non è così. La possibilità per loro di incontrarsi sui social network, condividere le loro esperienze, può essere confortante e d'aiuto. La comunicazione non deve essere vista solo nell'ottica della malasanità, ma anche come strumento sociale, lo dimostrano proprio i social network. L'argomento merita, senza dubbio, l'apertura di un dibattito anche all'interno del mondo medico".A cura di Irene Zucchetti e Alessio Pecollo
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