www.robedamatti.net Cesena, aggiornamento continuo Il cancro. L’infame cecchino che colpisce a tradimento e s’introduce nel corpo umano, spesso per morire assieme a lui. Sentire pronunciare la parola TUMORE o CANCRO è una cosa terribile anche per chi non è direttamente interessato, figuriamoci gli effetti devastanti che si hanno, quando dopo una biopsia, l’urologo ti fa accomodare dall’altra parte della scrivania e, se hai avuto la “fortuna” d’imbatterti in una persona umana, tra stentati sospiri e sguardi pietosi ti fa questo discorso: “Purtroppo il risultato dell’esame che ha sostenuto, non lascia spazio ad altre interpretazioni, lei ha un CANCRO. Stia tranquillo. Sappi che la medicina in questo campo ha fatto passi da gigante e che quindi non bisogna mai disperare”. Poi ti consegna una lettera da far vedere al tuo medico di base, dove lo informa che: in data odierna ti ha dato il referto istologico, che ti ha parlato della malattia, che rimane a disposizione per altri chiarimenti e che consiglia, secondo i casi, le varie procedure, che da subito, daranno inizio al tuo sicuro calvario. Per continuare a leggere l’articolo cliccare su “LEGGI TUTTO” (QUI SOTTO).
Loro ce l’anno fatta! Michael C. Hall, conosciuto per il suo ruolo di Dexter, nell’omonimo telefilm, racconta la sua lotta contro il cancro che ha sconfitto Michael C. Hall, uno degli attori più celebri nel panorama delle serie tv per le sue interpretazioni in “Six Feet Under” e “Dexter”, due anni fa ha scoperto di avere il cancro, un linfoma di Hodgkin, che ha sconfitto grazie alle cure mediche a cui si è sottoposto. L’attore ha voluto raccontare infatti quel periodo così difficile della sua vita, quando stava girando la serie di Dexter e contemporaneamente doveva sottoporsi a sedute di chemioterapia: “Alla fine della quarta stagione di Dexter ho scoperto di essere malato. Non l’ho detto a nessuno, nemmeno ai colleghi sul set. Era facile nasconderlo, stavamo girando gli ultimi episodi ed eravamo tutti molto stanchi. Nessuno ha fatto caso alla mia personale stanchezza… Volevo capire. Volevo decidere che cosa fare, e anche essere in grado di rispondere alle domande che ero sicuro tutti mi avrebbero fatto”.Michael C. Hall ha voluto raccontare anche i momenti più difficili della sua malattia, che adesso ha sconfitto definitivamente: “Se perdi i capelli per la chemio puoi usare una parrucca, ma io avevo perso anche le sopracciglia. Le alternative erano chiudermi in casa per mesi o raccontare quello che mi stava succedendo. Parlarne è stata la decisione migliore che potessi prendere. Ho capito di avere l’appoggio degli altri, ho sentito l’affetto dei fan e quello di tante persone che neanche conoscevo. C’era chi mi scriveva, chi mi fermava per strada. Altri, che avevano avuto la stessa malattia, mi incoraggiavano. Mi sono sentito meno solo. Non immaginavo di trovare tutto questo sostegno, e solo in seguito ho capito che avevo fatto la cosa giusta. Per me, ma anche per molti malati di cancro come me”. L’attore adesso è guarito e è una delle persone più attive nella prevenzione del cancro. Scritto il 5 febbraio 2012 ________________Super Bowl: Mark Herzlich giocherà dopo aver sconfitto un tumore Ha solo 24 anni ed è già un eroe dello sport: Mark Herzlich giocherà infatti la finale del Super Bowl con i New York Giants dopo aver sconfitto un tumore alle ossa “Quasi tre anni fa mi dissero che sarebbe stato molto ma molto difficile che potessi mai camminare ancora. Bene, ragazzi, sto camminando verso il Super Bowl, sono appena sceso dalle scalette dell’aereo insieme ai miei compagni di squadra“, con questo pensiero, scritto su Twitter, il giocatore della NFL Mark Herzlich sa sapere i suoi pensieri ai suoi tanti tifosi. Mark Herzlich infatti, 24 anni, sarà uno dei protagonisti il 5 febbraio durante la sfida che conclude la stagione con la celebre partita del Super Bowl. Si stima che oltre 110 milioni di americani saranno sintonizzati per guardare l’evento e ogni spot è stato venduto a 3 milioni e mezzo di dollari. Del resto lo scorso anno il Super Bowl è stato l’evento più seguito di sempre negli USA.Mark Herzlich è uno degli eroi di questa partita, uno che prima di vincere sul campo con i suoi New York Giants, ha sconfitto un rarissimo tumore che nel marzo 2009 lo ha colpito alla gamba: il sarcoma di Ewing. Rapido, forte e dai placcaggi secchi, Mark Herzlich era una promessa dello sport: alto 2 metri, agile, ma potente (112 chili), tutto ciò che un giocatore di football americano deve avere. Quando Mark scopre di essere malato di cancro stava per lanciarsi nel patinato mondo della Nfl come uno degli astri nascenti. Il ragazzo però ha dovuto rinviare la sua rivincita sul campo, dato che ha dovuto prima sconfiggere e guarire dal tumore. E Mark riesce a realizzare il touchdown perfetto, sconfiggendo proprio il suo peggior avversario. Racconta il giocatore di football: “Quando mi spiegarono cosa avevo pensai che non poteva finire lì. No, non poteva e mi ricordai che nello sport si vince prima di tutto con la testa e poi anche con i muscoli. Dovevo placcare il mio male prima che lui placcasse me, definitivamente. Ci ho creduto, ci ho creduto sempre”.Domenica sera Mark Herzlich potrà anche riuscire a vincere con i suoi nuovi compagni di squadra i New York Giants, che lo hanno ingaggiato a luglio, e con i quali adesso giocherà la finalissima contro i New England Patriots, sapendo di aver già vinto nella vita. Scritto il 2 febbraio 2012 ProstatiteIntroduzioneCon il termine prostatite generalmente si intende un’infiammazione della prostata, una piccola ghiandola della grandezza di una noce presente solo negli uomini sotto la vescica. Le principali funzioni di quest’organo sono la produzione del liquido spermatico, il fluido che trasposta e nutre gli spermatozoi, e la degradazione ed eliminazione degli spermatozoi invecchiati, cioè quelli che hanno più di 30 ore di vita.
Una prostata infiammata può determinare una grande varietà di sintomi, a partire da una frequente e urgente necessità di urinare, a dolore e bruciori durante la minzione, a dolore alle pelvi, all’inguine e alla zona lombo sacrale.La sensazione della necessità di urinare è determinata proprio dalla posizione di questa ghiandola, appena sotto la vescica: un’infiammazione o un’infezione determinano un ingrossamento dell’organo e una conseguente sua pressione sulla vescica e sull’uretra. In questo modo, è simulata la sensazione fisiologica della necessità di urinare.
La prostatite può manifestarsi in forma acuta, meno frequente e più severa, o in forma cronica, più lenta e meno intensa. Non sempre è possibile curare la prostatite, ma in molti casi è possibile il controllo ed il sollievo dei sintomi, attraverso cure mirate ed automedicazioni.Forme e sintomiIn base al tipo di sintomo e alla gravità dell’infiammazione è possibile distinguere varie forme di prostatite.
Tipo 1 - Prostatite batterica acutaE' un’infiammazione acuta, derivata dall’infezione della ghiandola da parte di microrganismi patogeni. Questo tipo di prostatite è generalmente caratterizzata da: - febbre medio alta
- sintomatologia di tipo influenzale
- dolore alla ghiandola, all’area lombo-sacrale e/o all’area genitale
- problemi nella minzione (aumento della frequenza, difficoltà o dolore nell’urinare, incapacità di svuotare completamente la vescica)
- eiaculazione dolorosa, talvolta accompagnata da presenza di sangue nello sperma
L’infezione può determinare un grado variabile di disfertilità.
Tipo 2 - Prostatite batterica cronicaL’infiammazione, sempre determinata da un’infezione batterica, è meno acuta e più lenta. Non è presente febbre alta e il dolore è più una sensazione di fastidio.
Tra i sintomi più comuni vi è: - una frequente necessità di urinare, specialmente durante la notte
- una sensazione di bruciore o dolore mentre si urina
- dolore alla prostata, all’area lombo-sacrale e/o all’area genitale
- leggera febbre
- frequenti infezioni alla vescica
Tipo 3 – Prostatite cronica non battericaE' la forma più comune. I sintomi sono simili a quelli della prostatite batterica cronica ad esclusione della febbre, che generalmente non è presente, e della presenza di batteri nelle urine o nel liquido spermatico.Secondo la presenza o l’assenza di globuli bianchi nell’urina o nel liquido spermatico, si parla di prostatite cronica non batterica infiammatoria e di prostatite cronica non batterica non infiammatoria o disfunzionale.
Tipo 4 - Prostatite infiammatoria asintomaticaQuesto tipo di prostatite è caratterizzata dall’assenza di sintomi specifici e duraturi e, pertanto, non viene diagnosticata. I fastidi, quali un saltuario deficit erettile, una lieve o moderata disfertilità o una lieve o moderata ipersensibilità al glande, sono di intensità ridotta e l’infiammazione è generalmente trascurata.Questo tipo di prostatite sembra essere associato a altri agenti infettivi e a anomalie strutturali dell’apparato urinario, ma anche a specifici stili di vita (un lavoro che sottopone la prostata a continue vibrazioni o sforzi compiuti con la vescica piena). Cause e fattori di rischioLe stesse cause, in proporzione e in intensità variabile, concorrono a determinare le tre forme principali di prostatite. È la ragione per cui una stessa infiammazione può passare da una forma ad un’altra, soprattutto se trascurate o non valutate e curate adeguatamente.
Oltre alla presenza di microrganismi, altri fattori di rischio entrano in gioco nella genesi dell’infiammazione: - L’età, in quanto i disturbi alla prostata si presentano maggiormente negli uomini sopra i 60 anni, sebbene possono insorgere anche dopo i 40 anni;
- Le disfunzioni intestinali, comportanti una evacuazione irregolare, possono favorire una congestione pelvica e una conseguente infiammazione della prostata;
- Un’alimentazione irregolare, non equilibrata, accompagnata da una forte assunzione di superalcolici, può comportare un’intossicazione, fenomeno che favorisce l’insorgere dell’infiammazione;
- Il fumo, che è tossico sia direttamente sia indirettamente attraverso l’alterazione delle capacità di riparazione e di difesa dei tessuti;
- La mancanza di sollecitazione muscolare della regione prostatica, con la sedentarietà o l'astinenza eiaculatoria, che riduce il lavoro secretorio della ghiandola;
- L’eccessiva sollecitazione muscolare, quali, la corsa, l’andare in bicicletta o alcuni tipi di lavoro, che sottopongono il corpo a continue vibrazioni;
- L’indebolimento delle capacità difensive dell’organismo, determinate da disfunzioni del sistema immunitario o da stress e tensioni emozionali, che favoriscono la diffusione dell’infezione.
La diagnosiLa diagnosi della prostatite è effettuata in due fasi. La prima riguarda l’analisi della sintomatologia e della storia clinica, la seconda è focalizzata nel determinare il tipo di prostatite attraverso alcuni esami clinici: - La valutazione digitale transrettale (DRE – digital rectal exam): l’andrologo valuta manualmente la posizione e le dimensioni complessive della prostata e la sua consistenza nelle sue parti;
- La coltura del secreto prostatico: l’andrologo, sempre manualmente, massaggia e spreme la ghiandola prostatica, per ottenerne una secrezione che viene raccolta su un tampone e analizzata. È possibile, così, individuare la presenza e la concentrazione di batteri e/o di funghi e la loro sensibilità agli antibiotici (antibiogramma).
- Lo spermiogramma e l’analisi biochimica dello sperma: è un’analisi che serve per determinare l’integrità, la vitalità, la mobilità e i parametri biochimici degli spermatozoi e ce può dare utili informazioni sullo stato funzionale della prostata e delle vescicole seminali. Con quest’esame, inoltre, è possibile verificare la presenza di cellule infiammatorie nei liquidi;
- L'ecografia scroto-testicolare con fase doppler: l’ecografia permette di verificare eventuali disfunzioni negli organi e nei tessuti scrotali, che possono influire sull’infezione prostatica. La fase doppler permette di esaminare la presenza dei fluidi;
- L'ecografia prostatica transaddominale e transrettale con fase doppler: come nell’esame precedente, valuta la struttura, le dimensioni e la morfologia della prostata e delle vescicole seminali, dell’uretra prostatica e la quantità di fluidi presenti in questi organi;
- Il dosaggio ematico di PSA, Fosfatasi Acida Prostatica, IgG, IgA e IgM: questi esami del sangue, generici, segnalano la presenza/assenza di un’infiammazione, l'intensità di un’eventuale risposta immunitaria in corso e le sue conseguenze sulla salute generale dell’organismo.
TerapiaStabilito il tipo di prostatite di cui si soffre, è possibile delineare l’appropriata cura che può essere di tipo farmacologico, fisioterapico e, raramente, chirurgico.Per la forma acuta è necessario un intervento intensivo d’urgenza con antibiotici e antinfiammatori, perché l’infiammazione può degenerare in pelviperitonite o in setticemia. La terapia, che generalmente è effettuata in ospedale, è accompagnata da un particolare regime dietetico, mirato a garantire sia un adeguato apporto nutrizionale sia un’alta assunzione di liquidi. I liquidi, infatti, eliminati con l’urina detossificano e lavano l’area.
Risolta la fase acuta, è necessario passare a un’articolata terapia ricostitutiva a medio termine, caratteristica delle altre due forme. Questo tipo di terapia è mirata a: - Potenziare e riequilibrare le difese immunitarie dell’organismo e della zona prostatica;
- Ridurre l’entità dell’infiammazione e del dolore associato;
- Regolare la composizione dell’urina;
- Eliminare l’infezione batterica in corso;
- Rilassare la muscolatura pelvica.
L’appropriata alimentazioneIl regime dietetico che accompagna la terapia è caratterizzato da scelte nutrizionali che riducano i cibi troppo elaborati e poco digeribili. Sono, cioè, preferibili i cibi freschi e completi, cucinati in maniera non elaborata. E', quindi, importante consumare un’adeguata quantità di frutta e verdura, di prodotti da grano integrale, pesce e carne, olio di oliva extravergine, evitando i fritti e i cibi che inducono allergie o intolleranze.
E' fondamentale il bere molta acqua (in media 2-3 litri al giorno), per depurare e idratare l’organismo e per mantenere alta la diuresi, l’attività depurativa renale. Un buon livello di depurazione è segnalata da un’urina chiara, quasi trasparente. Trattamento chirurgicoIl ricorso alla terapia chirurgica avviene soltanto in casi particolari, nei quali la terapia farmacologica non ha avuto successo o non è applicabile e nei casi in cui il canale urinario risulta ostruito. La chirurgia può implicare un’incisione nel tessuto infiammato o l’asportazione dell’organo. |