____________________ L' allergia ai pesci e ai crostacei è una reazione immunitaria avversa ad alcune proteine contenute in questi alimenti; può provocare delle reazioni molto forti da parte del sistema immunitario. CAUSE
Originariamente si pensava l’allergia ai pesci e ai crostacei fosse estesa a qualsiasi tipo di pesce. La ricerca ha dimostrato che un soggetto può sviluppare reazioni allergiche verso soltanto una o più specie di pesce. Le specie di pesce che provocano reazioni allergiche sono quelli più comuni: merluzzo, salmone, trota, aringa, sardina, spigola, pesce spada, halibut e tonno. Tra i crostacei e i molluschi, invece, i più allergogeni sono: gambero, granchio, aragosta, ostrica, vongola, capasanta, cozza, calamaro, lumaca di mare. Il processo di produzione del tonno e del salmone in scatola cambia le caratteristiche delle proteine, tanto da renderle tollerabili anche da alcuni individui affetti da allergia.
COME SI PRESENTA I sintomi tipici di questa patologia cambiano da un individuo all’altro, ma i più comuni sono: · dermatologici (orticaria, prurito); · gastrointestinali (nausea, crampi, diarrea); · respiratori (difficoltà respiratorie, giramenti di testa).Nei casi più acuti, l’allergia al pesce e ai crostacei può innescare anche attacchi d’asma e shock anafilattico. COSA FARE
La soluzione migliore per il trattamento delle allergie alimentari è la completa eliminazione dell’alimento allergizzante dalla dieta. È importante leggere attentamente le etichette dei cibi, prima di acquistarli, perché i procedimenti di preparazione dei cibi possono nascondere l’uso di tracce di pesce e di crostacei. È consigliabile evitare di ingerire cibi fritti al ristorante, dove spesso l’olio, utilizzato per la cottura del pesce, è riutilizzato per la cottura di altri cibi.Allergia alle proteine del latte vaccinoChe cos'è - Cause - Come si presenta - Evoluzione - Cosa fare Che cos'èL'allergia alle proteine del latte vaccino è una reazione immunitaria avversa ad una o a più proteine del latte vaccino. Si tratta della più comune allergia alimentare e colpisce tra il 2% e il 3% dei bambini, generalmente prima del terzo anno d'età, con un picco tra i primi 3-5 mesi. CauseIl latte vaccino rappresenta la maggiore fonte di proteine per i neonati allattati artificialmente. E’ stata dimostrata, però, una stretta relazione tra l'esposizione al latte vaccino, durante i primi mesi di vita del bambino, e lo sviluppo di reazioni allergiche ad esso. Tuttavia, anche nei neonati allattati al seno è stata riscontrata un'incidenza di allergia (pari a circa lo 0,5% dei casi) dovuta alla presenza di proteine del latte vaccino nel latte materno. Come si presentaL'allergia alle proteine del latte vaccino presenta un ampio spettro di sintomi: - gastrointestinali (vomito, diarrea) - dermatologici (eczema, orticaria, irritazioni cutanee) - respiratori (rinocongiuntivite, asma, edema)
Nei bambini allattati con latte materno, e allergici al latte vaccino, il sintomo predominante è l'insorgere di dermatiti. Oltre ai sintomi più comuni, in alcuni casi di sindromi acute, sono stati riscontrati anche l'insorgere di coliche, reflusso gastroesofageo, affezioni all'esofago, coliti e costipazione.
I bambini affetti da allergia alle proteine del latte vaccino sono stati suddivisi in gruppi, a seconda del tipo di sintomi riscontrati e dei tempi di insorgenza.
Gruppo 1. I bambini appartenenti a questo gruppo presentano reazioni allergiche ad un quantitativo relativamente piccolo di latte vaccino (10-20 ml), e sviluppano sintomi quali orticaria, agitazione e, occasionalmente, tosse e asma a pochi minuti dall'ingestione del latte. Gruppo 2. Un quantitativo maggiore di latte vaccino (180-200 ml) è necessario per provocare reazioni allergiche nei bambini del secondo gruppo. I sintomi prevalenti sono: violenti conati di vomito e diarrea, e compaiono dopo diverse ore dall'ingestione del latte. Gruppo 3. I bambini del terzo gruppo, inizialmente sembrano tollerare un normale quantitativo di latte vaccino. I sintomi compaiono lentamente, e sono soprattutto eczema, diarrea e bronchite, che insorgono insidiosamente, a volte addirittura dopo diversi giorni dall'ingestione del latte. EVOLUZIONEDopo i 3 anni, l'85% degli affetti da allergia da latte vaccino supera la malattia. Recenti studi mostrano che l'allergia al latte vaccino può persistere o manifestarsi anche in età scolare. Cosa fareAttualmente, l'unico trattamento per questo tipo di patologia è la totale esclusione del latte vaccino dalla dieta del bambino.
Diagnosticata l'allergia, il medico prescriverà un latte artificiale in grado di consentire una crescita e uno sviluppo ottimali. Le formule a base di aminoacidi (AAF – Amino Acid-Based Formulas) e quelle parzialmente idrolizzate (eHF - Extensively Hydrolyzed Formulas) sono le uniche considerate ipoallergeniche e adatte al trattamento di questo tipo di allergia.
Inizialmente, se il neonato è allattato al seno materno, una rigida eliminazione delle proteine che causano il problema dalla dieta della madre può essere una soluzione. Se i sintomi persistono, diventa necessaria la somministrazione di latte artificiale, come il latte di soia o le formule AAF ed eHF.
In alcuni paesi, l'allergia alle proteine del latte vaccino è trattata con la somministrazione di latte proveniente da altri animali, come capra, pecora e cavallo. Ma, a differenza del latte vaccino, queste tipologie di latte non sono equilibrate e complete dal punto di vista nutrizionale, essendo povere di alcune vitamine (B6, B12, C e Allergia alle arachidi
Che cos'è Le arachidi sono tra i più comuni e diffusi allergeni alimentari. Fanno parte della famiglia dei legumi, come i piselli, i fagioli, le lenticchie e la soia, per nominarne solo alcuni. Questo non implica che chi è affetto da allergia al le arachidi, lo sia necessariamente anche agli altri legumi. Lo sviluppo di questa al lergia dipende da due fattori: l'esposizione e le modalità di consumo. L'al lergia al le arachidi è stata generalmente considerata cronica. Come si presentaDal punto di vista della sintomatologia, l'al lergia al le arachidi si presenta come una del le più gravi, sia per la persistenza dei sintomi sia per l'alto rischio di insorgenza di shock anafilattico. I sintomi associati sono: problemi alla digestione, vomito, diarrea, febbre e difficoltà respiratorie. Cosa fareLa prevenzione è la soluzione migliore da adottare nei confronti dei sintomi di questa malattia, pertanto è necessario eliminare completamente il cibo allergizzante dal regime alimentare, evitando anche tutti gli altri tipi di frutta a guscio, come mandor le, noci brasiliane, anacardi, noci, noccio le, noci di Macadamia, noce del Messico, pinoli, pistacchi, noci americane. Alimenti che contengono arachidiBiscotti, gelati e cioccolato, contengono o possono contenere tracce di arachidi. Oltre a questi, sono tanti i prodotti alimentari potenzialmente pericolosi. Pertanto è fondamenta le leggere attentamente le etichette dei prodotti, anche di quelli più insospettabili, stando attenti al le diciture tipo: " proteine vegetali", "burro di arachidi", "olio di arachidi". Tracce di arachidi possono essere presenti anche in alcuni prodotti cosmetici e farmaceutici, come dopobarba o creme per la cura dell'eczema. Ecco alcuni alimenti che contengono tracce di arachidi. Arachidi e piatti a base di arachidi: tutti i tipi di arachidi, burro di arachidi. Cereali e prodotti a base di grano: alcuni cereali per la colazione, barrette ai cereali e al muesli, barrette dietetiche. Bibite: bevande alcoliche a base di zabaione, liquori al malto, alcune bevande al latte. Cibi confezionati e dolci: alcuni dolci, cioccolato, cioccolata spalmabi le, gelati, torrone, praline, marzapane. Prodotti da forno: biscotti, torte, crostate, pasticcini, torte al formaggio. Cibi vari: piatti orientali (cinesi, thailandesi, vietnamiti), salumi, prodotti per vegetariani, pesto. I più comuni ingredienti che contengono, o possono contenere arachidi: burro di arachidi, arachidi tritate, olio di arachidi, arachidi fresche, polvere di arachidi, proteine vegetali idrogenate, farina di arachidi. ___________________________________ ALLERGIA ALLE PROTEINE DELL'UOVO L' allergia all'uovo è una reazione immunitaria avversa al le proteine del le uova ed è considerata una del le più comuni allergie alimentari nei neonati e nei bambini. CauseLe uova contengono varie tipologie di proteine, molte del le quali fortemente al lergogene, come ovomucoide, ovoalbumina, ovotransferrina e lisozima. Problemi associatiLa maggior parte degli individui affetti da al lergia all'uovo sviluppa reazioni al lergiche all'albume (costituito al 50% da albumina, la proteina maggiormente al lergogena). Tuttavia esiste anche una percentua le di persone al lergiche al tuorlo, che contiene del le proteine diverse. Come si presentaI sintomi associati a questo tipo di patologia sono: rinite al lergica, asma, dermatite, diarrea, prob lemi gastrointestinali, orticaria, nausea, vomito, prob lemi respiratori e anafilassi. L'al lergia all'uovo, inoltre, è tra le maggiori cause della comparsa, in età neonata le, di dermatiti atopiche ed eczema. Cosa fareDiagnosticata l'al lergia, è necessario evitare di inserire nella dieta alimenti contenenti uova. Purtroppo gli alimenti che contengono tracce di uova sono tanti, per cui è necessario porre molta attenzione al le informazioni presenti sul le etichette dei cibi acquistati. È necessario fare attenzione anche ad altri prodotti, non alimentari, che contengono tracce di proteine del le uova, come shampoo, cosmetici e farmaci. Ecco un e lenco di termini che, se presenti nella composizione dei prodotti acquistati, segnalano la presenza di tracce di proteine del le uova: albume, tuorlo, uova polverizzate, uova intere, albumina, globulina, lisozima, ovoalbumina, ovomucina, ovomucoide, ovotransferrina, silicio albuminato, ovovitellina, ovolivetina, vitellina. Allergia alla soia Cos'è - Cause - Sintomi - Problemi associati - Che fare - Alcuni alimenti che contengono soia Che cos'èL' allergia alla soia è una reazione immunitaria avversa alla soia. Sono state identificate almeno 16 proteine della soia potenzialmente al lergogene, ma le loro implicazioni cliniche sono ancora sconosciute. Circa lo 0,5% della popolazione è affetto da al lergia alla soia, diffusa soprattutto tra i bambini, nei quali si manifesta intorno al terzo mese d'età. Molti neonati però ne manifestano i sintomi già a 2 mesi. Negli adulti la presenza di questa patologia è abbastanza rara. Cause Sia l' American Academy of Pediatrics che l 'UK’s Chief Medical Officer raccomandano di evitare l'uso di prodotti a base di soia nel regime alimentare dei bambini, a causa della presenza di fitoestrogeni e alla mancanza di agenti ipoal lergenici. Sintomi L'al lergia alla soia presenta sintomi di diverso tipo: - dermatologici ( acne, dermatite atopica, eczema, prurito, orticaria, angioedema) - respiratori (rinite, asma, broncospasmi, dispnea) - gastrointestinali (colite, vomito, diarrea, enterocolite) Altri sintomi riscontrabili nei soggetti affetti da al lergia alla soia sono: febbre, anafilassi, ipotensione, laringite edematosa e sonnolenza. Problemi associati Spesso i soggetti affetti da al lergia alla soia sono intol leranti anche verso altri cibi, soprattutto altri legumi, come i piselli, le lenticchie e i fagioli. L'al lergia alla soia, nei bambini, è inoltre associata spesso all'al lergia al le proteine del latte vaccino. Oltre il 50% dei bambini affetti da al lergia al le proteine del latte vaccino, Infatti, è al lergico anche alla soia. Cosa fare Diagnosticata l'al lergia, è necessario eliminare comp letamente la soia dalla dieta per diversi giorni. In seguito è possibi le reintrodurre gradatamente nel regime alimentare prodotti a base di soia, monitorando l'eventua le ricomparsa dei sintomi. Reazioni di intol leranza alla soia possono sopraggiungere anche trascorse 48 ore dal momento dell'ingestione. Alcuni alimenti che contengono soia Soia e prodotti a base di soia: latte di soia, burro di soia, bibite a base di soia, salsa di soia, semi di soia, yoghurt di soia, formaggio di soia, olio di soia, tofu. Cereali e prodotti a base di cereali: cereali per la colazione, tutti i più comuni tipi di pane (di grano duro, di riso, di sega le e di granturco). Carne, pesce e pollame: salsicce e carni trattate. Dolci confezionati: pasticcini, dolci di frutta, dei gelati alla frutta, sorbetti alla frutta, gelati di soia. Cibi cotti al forno: pane e focacce (incluse quel le di grano duro, di riso, di sega le e di granturco), biscotti, torte (confezionate). Cibi vari: molti piatti tipici dei paesi del sud-est asiatico (Cina, Thailandia, Vietnam, Giappone) e molti loro ingredienti, come pastella, fagioli in scatola, miso, salsa teriyaki, e molti prodotti vegetariani. I seguenti ingredienti contengono, o possono contenere derivati della soia: - pasta di fagioli di soia fermentati (miso) - fagioli di soia fermentati - proteine vegetali idrogenate - proteine della soia idrogenate - aromi naturali - aroma di soia - latte di soia - proteine della soia - salsa di soia - fagioli di soia idrogenati - germogli di soia - tempeh - tofu - brodo vegeta le- gomma vegeta le - amido Diversi studi hanno dimostrato che la lecitina di soia, gli emulsionanti a base di soia e l'olio di soia sono spesso tol lerati anche da soggetti al lergici. Allergie a muffe, acari ed animali domestici Lemuffe Sono una del le cause di rinite stagiona le, insieme ai pollini. Si tratta di picco le spore che, proprio per le loro ridotte dimensioni, riescono a travalicare le naturali difese dell' organismo, rappresentate dai filtri nasali, e quindi ad entrare fin nei polmoni. In alcuni soggetti al lergici, l' allergia alle muffe può essere peggiorata dall'ingestione di determinati alimenti. La muffa si trova facilmente negli ambienti umidi: nei giardini, per esempio, nel le stanze da bagno, ma anche nel le piante o nei filtri del condizionatore di casa. Un bol lettino del le muffe potrebbe essere uti le, un po' come quello che si redige per i pollini. Il prob lema che lo rende inutilizzabi le è che le muffe variano troppo velocemente rispetto ai pollini, talvolta addirittura entro le 24 ore. Inoltre i cambiamenti di temperatura e di clima incidono enormemente sulla loro presenza: per esempio, la pioggia porta via la maggior parte del le muffe più grandi, ma mette in circolo quel le più picco le, cioè proprio quel le che più facilmente provocano al lergia. La polvere e gli acariAnche la polvere di casa può rappresentare un nemico per chi soffre di al lergia. Questa è formata da diverse particel le: fibre, scaglie di pel le umana, pelo anima le (se si tiene in casa un cane, un gatto o altri animali), batteri e soprattutto acari. Sono queste microscopiche creature appartenenti al genere dei ragni che provocano le reazioni al lergiche. La presenza degli acari della polvere non è comunque indice di sporcizia; se ne trovano anche nel le case più pulite e non è faci le, anzi è impossibi le, disfarsi comp letamente di loro. Essi sono presenti soprattutto nei cuscini, nei materassi, nei tappeti, nei pupazzi di peluche e in tutti quegli ambienti in cui fa molto caldo e l'umidità è tra il 70 e l'80%, l'ambiente idea le per la loro riproduzione. Capire anche da soli che si è al lergici alla polvere di casa è abbastanza semplice, ma la conferma viene sempre da un consulto presso uno specialista al lergologo o immunologo. I test che lo specialista effettua per scoprire l' allergene che scatena la reazione possono essere cutanei o del sangue. I primi mirano ad evidenziare, tra gli altri, l'al lergene che provoca la crisi grazie all'arrossamento del punto in cui l'al lergene è stato iniettato. L'esame del sangue mira invece a scoprire se in circolo c'è stato un innalzamento del le IgE, che sono le immunoglobuline che si sviluppano quando si verifica una reazione al lergica. Chiaramente, la migliore soluzione per combattere l'al lergia alla polvere di casa sarebbe evitare il contatto con le particel le che la compongono e, soprattutto, con gli acari. Poiché non si può eliminarli del tutto, la prevenzione, e trattamento allo stesso tempo, si fonda sostanzialmente sulla riduzione della loro presenza in casa. Innanzitutto se i soggetti al lergici non possono de legare ad altri le faccende domestiche è bene che utilizzino una mascherina che li protegga dalla polvere durante le pulizie. Inoltre, per limitare al minimo la presenza di acari entro le quattro mura domestiche, è senz'altro d'aiuto utilizzare materiali sintetici non al lergici per la stanza da letto (anche per le tende, che assorbono molta polvere), la stanza in cui gli acari si concentrano maggiormente. Può anche essere d'aiuto installare un condizionatore ed un deumidificatore che mantengano la temperatura del le stanze sempre costante: né troppo calda, né troppo umida. I tappeti sono un altro ricettacolo di acari; se è possibi le, è meglio rinunciare ad essi, almeno nella stanza da letto, ed abolire la moquette. Un occhio attento anche al mobilio: sempre meglio poltrone e divani in legno e pel le, anziché di tessuto, e librerie chiuse, anziché menso le, poiché i libri ed i soprammobili attirano grandi quantità di polvere. Gli animali domesticiTenere un anima le in casa può essere di grande compagnia per le persone so le e rappresentare un efficace metodo di responsabilizzazione per i bambini. In Italia sono moltissime le famiglie che hanno un cane, un gatto, un uccellino in casa e qualcuna anche più di uno o uno di più specie. Purtroppo non sempre avere un anima le in casa può essere d'aiuto; anzi, spesso può provocare reazioni al lergiche nei conviventi a causa dell'inalazione dei loro peli o del contatto con saliva e urine (quando gli si dà da mangiare o quando si pulisce la lettiera, per esempio). L'anima le idea le per un soggetto al lergico è sicuramente quello con poco pelo; per esempio si potrebbe pensare ad un acquario, anche se poi l'umidità potrebbe comunque provocare muffe. Sebbene si possa credere che l'allontanamento dell'anima le per qualche giorno possa essere una prova sufficiente a stabilire se il soggetto è al lergico oppure no, questo test fatto in casa ha scarso valore, poiché ci vogliono almeno 20 settimane perché gli allergeni lasciati da un anima le domestico scompaiano ed i livelli siano identici a quelli del le famiglie senza animali in casa. Il colloquio con il paziente affetto da al lergia agli animali domestici è quanto mai complicato; questo soggetto, infatti, proprio per l'affetto e la condizione psicologica che lo lega al proprio anima le, non ammetterà mai che è il suo cane o il suo gatto a provocargli la reazione al lergica, anche per un prob lema di eventua le separazione che ne potrebbe scaturire. Quindi la diagnosi di al lergia agli animali domestici va posta sostanzialmente facendo affidamento ai test cutanei o agli esami del sangue, sebbene una conferma definitiva possa venire soltanto dalla separazione del soggetto al lergico dal suo anima le. L'unico trattamento veramente efficace ed immediato, come più volte ripetuto, sarebbe quello di allontanare il cane, il gatto, l'uccellino o altro dalla casa in cui vive un soggetto al lergico. Se questo non è possibi le, bisogna almeno tenerlo fuori casa (per esempio in giardino, se ce ne è uno) o al massimo fuori dalla stanza da letto e magari limitare la sua presenza ad una sola stanza. I condizionatori installati in casa, inoltre, devono avere un filtro particolare che riesca a trattenere anche la particel le più picco le, altrimenti si avrà il solo risultato, maggiormente negativo, di diffondere l'al lergene in tutte le stanze. Anche gli accessori dell'anima le vanno tenuti lontano dal soggetto al lergico (è bene ricordare che l'al lergene si trova non solo nel pelo, ma anche nella saliva e nel le urine di gatti, cani e uccelli). Se le crisi si aggravano sia in quantità che in grado di severità, l'allontanamento dell'anima le è obbligatorio se non si vuo le rischiare una insufficienza respiratoria. Un soggetto al lergico che va a far visita a persone che hanno un anima le in casa deve essere preparato a questo incontro. Lo specialista saprà consigliargli dei farmaci appropriati da assumere prima della visita (antistaminici, decongestionanti, broncodilatatori). Un'altra soluzione è rappresentata dall' immunoterapia. Iniezioni progressive dell'al lergene nel paziente, nell'arco di circa tre anni, possono indurre il sistema immunitario a non riconoscere più quella sostanza come estranea e quindi a non scatenare un'eccessiva risposta immunitaria. Il miglioramento dei sintomi può essere avvertito però già dopo circa 6 mesi dall'inizio della terapia. Chiaramente, per il rischio di un eventua le shock anafilattico, la terapia va effettuata sotto stretto controllo di uno specialista immunologo o al lergologo. Allergia ai pollini
Ogni anno, nel periodo che va da marzo ad ottobre circa, milioni di italiani soffrono di un' allergia fastidiosa, quella ai pollini. Si tratta di picco le particel le rilasciate nell'aria dal le piante, che giungono, attraverso l'aria inspirata, al naso e alla gola dei tanti al lergici, scatenando la rinite al lergica. Purtroppo, a differenza degli altri allergeni, il polline è tra gli al lergeni più difficili da evitare, a meno che non si resti chiusi in casa per gran parte dell'anno. COS'E' IL POLLINE Il polline è il mezzo con cui le piante si riproducono. Queste particelle vengono rilasciate nell'aria affinché si depositino su altre piante, nel terreno o sulla pianta stessa che li rilascia per avviare il processo di riproduzione. I pollini che più facilmente scatenano reazioni allergiche sono quelli appartenenti a piante senza fiori; spesso questi pollini si ritrovano a chilometri e chilometri di distanza dalla pianta che li ha prodotti e per questo, è chiaro, è molto difficile cercare di evitarne il contatto. Il bollettino dei polliniL'al lergia ai pollini ha, ovviamente, un andamento stagiona le, poiché ogni pianta ha il suo periodo di produzione. Il bol lettino dei pollini può aiutare i soggetti al lergici, conoscendo l' allergene che scatena le crisi, ad evitare quanto più è possibi le l'esposizione all'agente al lergico. In Italia la stagione di produzione dei pollini comprende nella massima parte i mesi da marzo ad ottobre, con un'alternanza nella presenza dei diversi pollini. Le tabel le che seguono possono essere d'aiuto per tenere sotto controllo l'andamento del le allergie ai pollini. Allergie professionali La diffusione delle allergopatie professionali origina dall'evoluzione tecnologica produttiva ed il modo di trattarle è una conquista della Medicina del Lavoro degli ultimi trent'anni. Su scala mondiale sono circa 280 le sostanze "professionali" capaci di indurre una patologia allergica caratterizzata soprattutto da asma e dermatiti, ma anche da rinite, orticaria ed angioedema.
Il termine "professionale" significa semplicemente che l'organismo umano incontra la causa scatenante dell'allergia in un ambiente di lavoro con le caratteristiche determinate dal modo di disperdersi di quella sostanza (polveri, vapori, contatti), con la frequenza condizionata dai tempi di lavorazione.
La sensibilizzazione allergica può essere determinata da polveri vegetali, derivati animali, insetti, composti chimici complessi e composti chimici semplici.
La patologia da più tempo conosciuta è l'allergia a farine di cereali (la malattia dei panificatori). Quella più recente è l'allergia al latice dei manufatti in gomma; quella più curiosa in agricoltura è l'allergia all'aglio.
La diagnosi di una allergopatia da ambiente da lavoro è complessa, soprattutto per le conoscenze che richiede ed i collegamenti differenziali con la patologia allergica da ambiente di vita.
La desensibilizzazione specifica mediante immunoterapia specifica (ITS) è attualmente praticabile solo per l'allergia alla farina di frumento.
Il trattamento dei casi di allergopatia professionale si avvale di interventi farmacologici, sull'ambiente, sul posto di lavoro, sui comportamenti lavorativi, sulla sostituzione di sostanze, sulle protezioni personali e ambientali.
Non sempre, però, è possibile recuperare il paziente ad un normale equilibrio di salute. Parecchie patologie professionali allergiche sono tutelate dal sistema assicurativo INAIL in quanto generano invalidità.
Ogni caso diagnosticato deve pertanto costituire punto di partenza di un programma che impegna medico, lavoratore e datore di lavoro in una serie di rapporti non semplici, le cui procedure sono però ora indirizzate secondo il quadro legislativo del DLgs 626/94, come sistema di sviluppo di prevenzione e protezione.
Introdurre tardi alcuni alimenti può aumentare il rischio di allergieLa scelta di ritardare l’introduzione di alcuni alimenti solidi nella dieta di un bambino con lo scopo di prevenire le allergie potrebbe rivelarsi controproducente. La scoperta è di un gruppo di ricercatori dell’Università di Tampere che hanno analizzato 994 bambini che avevano partecipato a uno studio sulla prevenzione del diabete. I piccoli sono stati seguiti sin dalle prime settimane di vita e sono stati presi in considerazione numerosi fattori, come allattamento al seno e modalità di svezzamento. All’età di cinque anni il 17% dei bambini aveva sviluppato delle allergie, il 23% era sensibile ad alcuni allergeni inalati e il 12% era diventato intollerante al latte di mucca, il 9% alle uova, il 5% al grano e l’1% al pesce. Bright Nwaru, a capo dello studio, ha illustrato sulle pagine di Pediatrics le conclusioni alle quali sono giunti al termine delle indagini: introdurre tardi alcuni alimenti potenzialmente allergenici potrebbe causare un aumento del rischio di allergie, anche se i genitori non sono allergici. Un esempio chiaro, le uova: se introdotte dopo i dieci mesi e mezzo aumentano il rischio che il bimbo ne diventi allergico; ma anche introdurre avena e grano dopo i sei mesi aumenta i rischi, così come inserire il pesce nella dieta dopo gli otto mesi aumenta le probabilità di sviluppare una sensibilità ad allergeni inalati. Lo studioso finlandese ha specificato che questi risultati non portano inevitabilmente alla conclusione che le attuali raccomandazioni relative a un allattamento materno esclusivo per i primi sei mesi di vita vadano riviste, ma certamente offrono una interessante e inedita lettura delle possibilità di prevenire lo sviluppo delle allergie. |