www.robedamatti.net Cesena, AGGIORNAMENTO CONTINUO L’infibulazione e le altre pratiche di mutilazione genitali non sono sul punto di scomparire. Il problema è soprattutto culturale.L’infibulazione, è una pratica diffusa nel Corno d’Africa, in Egitto, Sudan e Mali che consiste nell’asportazione di parti dell’organo genitale con successiva cauterizzazione che non di rado provoca infezioni e problemi al momento del parto. Può riguardare bambini e bambine.
In Sudan e in Somalia la maggior parte dei bambini è costretta a subire questi trattamenti spesso sotto precisa indicazione della famiglia.Il problema è soprattutto culturale e pertanto ancora più difficile da risolvere. Le famiglie sono spesso nuclei amorevoli, convinti, seppur erroneamente, di compiere il bene per i loro figli.In tutti i grandi ospedali italiani si sono osservati casi di donne infibulate arrivate al parto in condizioni critiche e ci sono anche richieste di giovani donne che vogliono essere infibulate. Molte giovani straniere nate in Italia per rispettare le tradizioni, non religiose ma culturali, dei Paesi d’origine dei genitori, rischiano di essere infibulate.E’ il destino a cui possono andare incontro fino a 3000 bambine attualmente residenti in Italia, secondo uno studio dell’ospedale San Camillo-Forlanini di Roma, diffuso in occasione della Giornata Mondiale delle mutilazioni genitali femminili che ricorre oggi 6 febbraio, indetta dall’ ONU.“Il nostro studio ha incrociato i dati delle donne immigrate provenienti da Paesi a forte tradizione scissoria – afferma Aldo Morrone, direttore generale del San Camillo-Forlanini – con quelli epidemiologici delle bambine nate in Italia da famiglie provenienti dalle quelle aree del mondo e abbiamo scoperto che circa 2.000-3.000 bambine rischiano di essere infibulate”.Uno dei casi osservati da Aldo Morrone riguarda “una ragazza di origine somala che chiedeva di essere infibulata ma in Italia è proibito per legge ed è punito con la reclusione fino a 12 anni. Dopo un anno l’abbiamo rivista. Aveva fatto l’intervento in Svezia, pagando, ed è tornata in ospedale perché le ferite le avevano creato problemi”. Scritto il 6 febbraio 2012______________I rischi del freddo siberiano: infarti, assideramento e fratture Il freddo siberiano e la neve mettono in ginocchio l’Italia e mietono vittime, soprattutto tra gli anziani e i senzatetto. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha disposto la distribuzione di 2000 pale che i cittadini possono usare per spalare la neve davanti alle proprie case e negozi, aiutando, così, l’esercito e i volontari della Protezione Civile a liberare la Capitale dalla neve.Ma attenzione, è consigliabile mettersi all’opera solo se si è giovani e in ottime condizioni di salute. Ben quattro persone sono morte per un attacco cardiaco proprio mentre tentavano di spalare via la neve dal vialetto fuori casa e, infatti, uno studio condotto dalla King’s University canadese e pubblicato su Clinical Research in Cardiology ha scoperto che nel 7% dei casi registrati nell’arco di due stagioni invernali la crisi cardiaca si era verificata proprio mentre i soggetti spalavano la neve.I cardiologi canadesi non hanno dubbi: un’improvvisa e intensa attività fisica anaerobica svolta a temperature molto basse può causare un arresto cardiaco in soggetti già vulnerabili dal punto di vista cardiovascolare. Il dato è confermato anche da ulteriori studi. Un’indagine condotta dalla Fondazione Svizzera, ad esempio, ha ribadito che le persone cardiopatiche sono più a rischio perché l’attività fisica svolta al freddo provoca una contrazione dei vasi sanguigni e un calo dell’irrorazione sanguigna. A rischio soprattutto gli anziani, per i quali la neve e il ghiaccio possono rappresentare un rischio anche per le ossa. Sandro Rossetti, responsabile della Divisione di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale San Camillo di Roma, invita gli anziani a rimanere a casa e ad uscire solo se strettamente necessario.Il ghiaccio che si forma sull’asfalto, infatti, rappresenta un serio rischio per le persone anziane che possono perdere più facilmente l’equilibrio e fratturarsi il femore. Rossetti ricorda che ogni anno, in inverno, si registra un aumento del 40% del numero di ricoveri per fratture e decine e decine di anziani si fratturano il femore a seguito di una caduta causata dall’instabilità del terreno e dal fatto che, quando fa freddo, i muscoli rispondono peggio che quando fa caldo. L’esperto ha anche ricordato che la frattura del femore è una delle cause più frequenti di decesso per gli anziani e che è estremamente importante, in caso di frattura, operare rapidamente e rimettere in piedi i pazienti in tempi altrettanto rapidi. E se proprio non si può fare a meno di uscire, Rossetti invita ad indossare scarpe adeguate, a cercare un sostegno mentre si cammina e a non caricarsi mai di tante borse della spesa perché anche il peso mette a rischio la capacità di mantenere l’equilibrio. |