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PARTE PRIMA Egregio signor ministro, premetto che non sono un cittadino in cerca di gloria o di avventura. Ho tutti i capelli bianchi e sono un artigiano, figlio e nipote di padre e nonno artigiani muratori che vuole dare, nel suo piccolo, il proprio contributo per una giusta causa. Poiché in circa 130 anni di continua attività, nelle nostre piccole aziende, a parte il graffietto al braccio o alla gamba che si può procurare qualsiasi persona che è in grado di deambulare, nelle nostre piccole imprese edili non abbiamo mai avuto, ne causato incidenti sul lavoro, mi sento autorizzato, e chiedo scusa per la modestia, a sottoporre alla sua attenzione alcuni accorgimenti, frutto della lunga esperienza teorico-pratica, che potrebbero essere un buon deterrente per evitare molti infortuni sul posto di lavoro e che non possono assolutamente essere considerati poca cosa. Per quanto detto, e perché sono ragionevolmente convinto che se si vuole si può veramente fare molto per arginare l’impressionante stillicidio delle morti bianche, la invito a prendere atto del risultato emerso dopo questa ridotta, ma mirata disamina fatta dal sottoscritto “cantiere a cantiere” in 30 piccole e medie aziende operanti nelle tre province che hanno il disgraziato primato di incidenti mortali sul lavoro: Ravenna, Forlì/Cesena, e Rimini. Intanto un fatto curioso, ma parzialmente positivo. I titolari di 29 aziende hanno dichiarato di aver denunciato parecchi infortuni, ma tutti con prognosi inferiori a 20 giorni, uno invece, ha detto che il crollo improvviso di un solaio gli ha causato 2 morti. Tutti hanno detto di avere avuto almeno 2 controlli negli ultimi tre anni e di aver sempre pagato delle sanzioni anche sproporzionate. La quasi totalità dei datori di lavoro dice che molti degli attuali ispettori sono privi di qualsiasi esperienza pratica. Quando fanno un controllo in cantiere hanno paura di salire su una scaletta, non vanno sulle armature e se devono passare su uno scavo peraltro già adeguatamente coperto con materiale sicuro, o vi rinunciano o hanno bisogno di essere sorretti. Non dialogano costruttivamente e sono bravi solo a proporre cose ridicole e assurde, a fare stupide multe, a compilare interminabili verbali e a pretendere di insegnare a chi ha esperienza da vendere quello che loro stessi hanno bisogno di imparare presto e bene. Se poi vi sono anche delle ispettrici, il sopralluogo si trasforma in una vera e propria farsa teatrale. Qualcuno, e tra questi anche il sottoscritto, sanno che anche tra gli ispettori vi sono persone corrotte e senza scrupoli. Carogne che informano le aziende, specie le più grandi, di imminenti controlli, consentendo loro di far sparire in tempo tutto quello che potrebbe essere utile per inchiodarle assieme alle loro responsabilità. Per quanto detto e sentito, secondo il mio personale giudizio, molti ispettori, forse la maggioranza, non hanno i requisiti necessari per svolgere un compito così importante. Loro non possono e non devono essere considerati la soluzione per risolvere il patetico problema degli infortuni sul posto di lavoro. PER SALVARE LA VITA DI UN LAVORATORE, OCCORRE UN ALTRO LAVORATORE ATTENTO, SVEGLIO E CON LE MANI INCALLITE DALL’USO, CAPACE DI TRASMETTERE LA PROPRIA ESPERIENZA E SICUREZZA CON UN SEMPLICE SGUARDO AMICO. Agli ispettori invece, per renderli utili e dare un senso al loro lavoro, si dovrebbe affidare il compito peraltro anch’esso importante, di sconfiggere, in poco tempo e definitivamente, il LAVORO NERO E LA CLANDESTINITA’. La procedura per eliminare questi due cancri sociali, a differenza degli incidenti sul lavoro, è semplicissima, salutare per diverse categorie di cittadini e di facile attuazione, basta solo creare delle pattuglie composte da vigili urbani (non è vero che sono sotto organico perché se così fosse, per fare una multa per divieto di sosta, non opererebbero in gruppi di tre) e ispettori AUSL, obbligandoli ad ispezionare i cantieri di lavoro con lo stesso ritmo e la stessa pignoleria che i vigili urbani pongono in essere quando, a tutti i costi, devono raggiungere e contestare il numero prestabilito di “multe selvagge” giornaliere. Ora però ritorno a parlare delle cause che possono procurare incidenti sul posto di lavoro. Prima che i ministri del governo Prodi, Bersani e Visco su tutti, cominciassero a devastare la finanza e l’economia italiana, consegnando le piccole e medie imprese in pasto alle banche, quando un’azienda aveva bisogno di personale doveva assumere quello che il caporalato offriva, e cioè, extracomunitari inesperti, lenti e con problemi di apprendimento per via della scarsa conoscenza della nostra lingua; persone con problemi sociali e finanziari dovuti al caro vita, all’alcoolismo e alla dipendenza dei giochi d’azzardo; scavezzacolli minacciati dalle cosche mafiose e costretti a lasciare le proprie regioni d’origine per sfuggire a possibili vendette dei clan; gente che cambia continuamente tipo di lavoro e persino ex detenuti arroganti e prepotenti fino al punto di pretendere addirittura obbedienza. Con questa deprimente realtà e con l’impossibilità di potere assumere il personale dopo averlo selezionato e addestrato, pensare di poter fermare il dilagare degli infortuni mortali, sembrerebbe vera e propria utopia, ma cambiando poche regole e aggiungendo alcuni accorgimenti, secondo me si potrebbero avere risultati veramente sorprendenti e incoraggianti. Esaminiamone alcuni: 1. Cominciamo a ridare fiducia alle imprese mettendole in condizione di poter decidere chi assumere. Affianchiamo loro personale sanitario capace di stabilire se il lavoratore scelto è in grado di svolgere le mansioni affidategli e se soprattutto ha un corpo e una mente sani. 2.Una volta formati i gruppi misti di ispettori e vigili urbani, che dovranno visitare i cantieri almeno una volta al giorno, festività comprese ,(i più furbi operano il sabato e la domenica proprio perché sanno che mancano i controlli) anche la figura dell’addetto alla sicurezza, divenuto tale con 60 miserabili ore di corso, diventa presenza inutile e costosa da eliminare senza problemi. 3. Il datore di lavoro, dopo avere avuto la relazione specialistica riguardante gli operai da assumere, procederà con propri accertamenti e cercherà di capire se quel futuro operaio oltre alla necessaria educazione ha prontezza di riflessi e voglia di lavorare. Fatto questo, il datore di lavoro dopo solo due o tre settimane, è già perfettamente in grado di conoscere il suo operaio meglio di qualsiasi speculatore o paladino della categoria, e può finalmente affidargli il ruolo che meglio si addice alle sue possibilità e che gli consentirà di prevenire e mantenere lontane le cause che potrebbero generare pericolo di nuovi eventuali infortuni. Qualche altro operaio che si dovesse rivelare meno sveglio, ma si comporta in maniera dignitosa e dimostra di non essere uno “zombie”, verrà assunto ugualmente e sarà affidato ai colleghi più esperti che in poco tempo gli faranno acquisire la sicurezza e l’esperienza necessarie per fare, anche di lui, un operaio modello in grado di sapere riconoscere il pericolo e lavorare serenamente in sicurezza. 4. E’ importante responsabilizzare il datore di lavoro dandogli la possibilità di potere sospendere, o nei casi più gravi licenziare senza problemi di sorta, i contestatori, i fannulloni, i seminatori di zizzania, i violenti e chiunque dovesse dare segni di evidente e cattiva deambulazione. IL LAVORO, DOPO LA FAMIGLIA, E’ E DEVE RESTARE LA COSA PIU’ IMPORTANTE CHE ACCOMPAGNA LA NOSTRA ESISTENZA. Ognuno di noi, il giorno che decide di formarsi una famiglia, deve anche sapere che per mantenerla onestamente, all’infuori del LAVORO non esiste altra possibilità. Amare la propria famiglia quindi, deve volere dire amare e mantenersi il proprio posto di LAVORO. 5. E’cosa buona e giusta premiare, con consistenti agevolazioni contributive, tutte le imprese esenti da infortuni. Il continuo dissanguamento fiscale e l’insopportabile carico contributivo, hanno fatto piegare le gambe e messo in ginocchio le già derelitte imprese, costrigendole ad offrire il fianco alle banche usuraie che, a loro volta e impunemente come sempre, hanno completato l’opera, “aiutandole” ad indebitarsi fino ai capelli. Con questa allarmante e catastrofica situazione e non avendo altra scelta, la maggior parte delle imprese per poter sopravvivere, hanno dovuto rispolverare e rendere operativo il vecchio metodo che consiglia <<A mali estremi, estremi rimedi>>: Per aggirare l’oneroso carico contributivo e tutti gli altri costi ad esso connessi, invece di fare delle normali assunzioni, hanno reclutato artigiani stranieri titolari della troppo facile iscrizione alla Camera di Commercio, ma privi di una accettabile qualifica e delle elementari nozioni pratiche, indispensabili per una efficace prevenzione degli infortuni da lavoro. Altre malefatte importanti che al momento vanno molto di moda, ma facilmente eliminabili con l’intervento programmato di ispettori AUSL e vigili urbani riguardano le assunzioni e i licenziamenti di comodo. - Il datore di lavoro compiacente TIZIO, assume il sig. CAIO/A (solitamente un marocchino o una badante), lo tiene in regola fino a quando ha raggiunto le ore necessarie per collocarsi in disoccupazione e riscuoterne l’assegno e poi lo licenzia. - Al sig. CAIO/A, rimane la facoltà di essere nuovamente assunto in nero o dallo stesso TIZIO o da qualche suo collega che in quel momento ha più bisogno di manodopera, ma solitamente, il sig. CAIO/A preferisce cambiare aria e sceglie di imboscarsi o in spiaggia a vendere teli da bagno e cianfrusaglie varie, o come spesso accade, in campagna a raccogliere frutta e ortaggi, dove riscuoterà una paga inferiore, ma dove ha anche il vantaggio e la sicurezza di continuare a lavorare in nero, riscuotere l’assegno di disoccupazione e s’è un clandestino, rimanere tale vita natural durante. Conclusione: Come le ho già detto caro ministro, io non sono ne un vanitoso ne una persona che vuole mettersi in mostra, gestisco da solo un sito (www.robedamatti.net) che mi da molte soddisfazioni, ma mi priva anche di molte ore di svago e di sonno utilissimi per una persona non più giovanissima. A me però va bene così e non chiedo altro. Le invio volentieri il mio pensiero ed una disamina di un lavoro durato sei mesi. Lei ha facoltà di farne l’uso che vuole, ma non di cestinarlo prima di averlo esaminato. Sono fermamente convinto che lei signor ministro non lascerà nulla di intentato e farà quanto nelle sue possibilità per trovare la giusta chiave di volta per porre un definitivo freno a questo infame stillicidio. I MORTI CHE LAVORAVANO ASPETTANO CHE I VIVI CHE LAVORANO DICANO PERCHE’ SONO MORTI. La saluto cordialmente. e. cusmà PARTE SECONDA _____________________________________________ Per cocludere il dossier speditole poche ore fa, devo inviarle la parte mancante. Dopo, consapevole della miriade di impegni che la attendono, la lascerò al suo difficile lavoro. Seguito "e-mail aperta" del 20 guigno 2008. Mi sembra doveroso informarla che il video e le foto allegate, sono già presenti su Google video, su Yuo Tube e naturalmente sul mio sito www.robedamatti.net Breve disamina: - nella foto qui sopra scattata non nel 2006, ma solo due mesi fa, vediamo un muratore dentro un secchione per calcestruzzo appeso ad una gru mentre eseguiva lavori nella facciata di uno stabile sito nel centro storico di Cesena, quindi sotto gli occhi di ispettori e vigili urbani. Per diversi giorni, quel muratore ha lavorato dentro il secchione mezzo pieno di macerie, che ondeggiava accompagnando i suoi movimenti, privo di imbragatura. Lo "spettacolo" è finito quando, come in tanti altri casi, il sottoscritto si è accorto, fotografato e convinto il muratore a lavorare in sicurezza.
- nella foto qui sopra, scattata anchessa poco tempo fa, possiamo vedere un solaio scambiato per deposito materiali e attrezzatura edile. La foto dice molto, ma non tutto, infatti, sotto quel solaio era stato allestito lo spogliatoio degli operai, ma c'è anche di più: il cantiere è stato improntato per ampliare un'ala dell'ospedale Maurizio Bufalini di Cesena e tutto questo, "robedamatti", è successo in casa degli ispettori ASL. Anche in questo caso il sottoscritto, dopo avere fotografato tutto, ha effettuato una semplice telefonata al capocantiere della ditta appaltatrice, che senza tante storie ha immediatamente provveduto a sgomberare il solaio. http://www.youtube.com/watch?v=Qf_NhIw_1FA Il filmato evidenziato qui sopra, improntato il 17 maggio 2008, l'ho così commentato: Due operai privi di qualsiasi protezione, ponteggio compreso, rischiano la vita su un cornicione a 14 metri d'altezza ed i vigili urbani, impegnati a controllare auto e moto in divieto di sosta proprio sotto quel cornicione, nonostante corrono il rischio di prendersi una tegola in testa, per sei giorni consecutivi non vedono nulla. www.robedamatti.net. Queste realtà, signor ministro, rappresentano una milionesima parte delle malefatte quotidiane che accadono nella nostra cara Italia e che purtroppo tingono di nero troppe famiglie italiane. Distinti saluti. e. cusmà |