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  • I morti che lavoravano aspettano che i vivi che governano dicano perchè sono morti Stampa E-mail
    Scritto da Enzo   
    giovedì 19 giugno 2008

     

    Gli articoli pubblicati su questo sito sono originali ed in continuo aggiornamento. Qualsiasi riproduzione, integrale o parziale dei contenuti senza la citazione della fonte di provenienza o dell’esplicito consenso dell’autore, oltre ad essere un atto incivile e meschino, è anche una violazione delle leggi vigenti._____________________________________

     

     

    Per problemi avuti con l'archivio di posta elettronica, la presente potrebbe essere spedita una seconda volta. Se ciò dovesse accadere, chiedo scusa per il disturbo arrecato.

    MAIL APERTA INVIATA AL MINISTRO  M. SACCONI                                                    

    Oggetto: Incidenti sul lavoro e “zombie”.

    Seguito : e-mail aperta inviata al presidente della Repubblica, al presidente del Consiglio in carica e ora a quasi tutti i parlamentari.                                                                               

                                                                                           .                                                                                                                                PARTE PRIMA 

    Egregio signor ministro,  premetto che non sono un cittadino in cerca di gloria o di avventura. Ho tutti i capelli bianchi e sono un artigiano, figlio e nipote di padre e nonno artigiani muratori che vuole dare, nel suo piccolo, il proprio contributo per una giusta causa. 

    Poiché in circa 130 anni di continua attività, nelle nostre piccole aziende, a parte il graffietto al braccio o alla gamba che si può procurare qualsiasi persona è in grado di deambulare, nelle nostrepiccole imprese edili non abbiamo mai avuto, ne causato incidenti sul lavoro, mi sento autorizzato, e chiedo scusa per la modestia, a sottoporre alla sua attenzione alcuni accorgimenti, frutto della lungaesperienza teorico-pratica, che potrebbero essere un buon deterrente per evitare molti infortuni sul posto di lavoro e che  non possono assolutamente essere considerati poca cosa. 

    Per quanto detto, e perché sono ragionevolmente convinto che se si vuole si può veramente fare molto per arginare l’impressionante stillicidio delle morti bianche, la invito a prendere atto del risultato emerso dopo questa ridotta, ma mirata disamina fatta dal sottoscritto“cantiere a cantiere” in 30  piccole e medie aziende operanti nelle tre province che unitamente alla Basilicata, hanno il disgraziato primato di incidenti mortali sul lavoro: Ravenna,  Forlì/Cesena, e Rimini. 

    Intanto un fatto curioso, ma parzialmente positivo. I titolari di 29 aziende hanno dichiarato di aver denunciato parecchi infortuni, ma tutti con prognosi inferiori a 20 giorni, uno invece, ha detto che il crollo improvviso di un solaio gli ha causato 2 morti. Tutti hanno detto di avere avuto almeno 2 controlli negli ultimi tre anni e di aver sempre pagato delle sanzioni anche sproporzionate. 

    La quasi totalità dei datori di lavoro dice che molti degli attuali ispettori sono privi di qualsiasi esperienza pratica. Quando fanno un controllo in cantiere hanno paura di salire su una scaletta, non vanno sulle armature e se devono passare su uno scavo peraltro già adeguatamente coperto con materiale sicuro, o vi rinunciano o hanno bisogno di essere sorretti. Non  dialogano costruttivamente e sono bravi solo a proporre cose ridicole e assurde, a fare stupide multe, a compilare interminabili verbali e a pretendere di insegnare  a chi ha esperienza da vendere quello che loro stessi hanno bisogno di imparare presto e bene. Se poi vi sono anche delle ispettrici, il sopralluogo si trasforma in una vera e propria farsa teatrale. Qualcuno, e tra questi anche il sottoscritto, sanno che anche tra gli ispettori vi sono persone corrotte e senza scrupoli. Carogne cheinformano le aziende, specie le più grandi, di imminenti controlli, consentendo loro di far sparire in tempo tutto quello che potrebbe essere utile per inchiodarle assieme alle loro responsabilità. 

     

    Per quanto detto e sentito, secondo il mio personale giudizio, molti ispettori, forse la maggioranza, non hanno i requisiti necessari per svolgere un compito così importante. Loro non possono e non devono essere considerati la soluzione per risolvere il patetico problema degli infortuni sul posto di lavoro. PER SALVARE LA VITA DI UN LAVORATORE, OCCORRE UN ALTRO LAVORATORE ATTENTO, SVEGLIO E CON LE MANI  INCALLITE DALL’USO, CAPACE DI TRASMETTERE LA PROPRIA ESPERIENZA E SICUREZZA CON UN SEMPLICESGUARDO AMICO.

     

     Agli ispettori invece, per renderli utili e dare un senso al loro lavoro, si dovrebbe affidare il compito peraltro anch’esso importante, di sconfiggere, in poco tempo e definitivamente, il LAVORO NEROE LA CLANDESTINITA’. La procedura per eliminare questi due cancri sociali, a differenza degli incidenti sul lavoro, è semplicissima, salutare per diverse categorie di cittadini e di facile attuazione, basta solo creare delle pattuglie composte da vigili urbani (non è vero che sono sotto organico perché se così fosse, per fare una multa per divieto di sosta, non opererebbero in gruppi di tre) e ispettori AUSL, obbligandoli ad ispezionare i cantieri di lavoro con lo stesso ritmo e la stessa pignoleria che i vigili urbani pongono in essere quando, a tutti i costi, devono raggiungere e contestare il numero prestabilito di “multe selvagge” giornaliere. 

     

    Ora però ritorno a parlare delle cause che possono procurare incidenti sul posto di lavoro. Prima che i ministri del governo Prodi cominciassero a devastare la finanza e l’economia italiana, consegnando le piccole e medie imprese in pasto alle banche, quando un’azienda aveva bisogno di personale doveva assumere quello che il caporalato offriva, e cioè, extracomunitari inesperti, lenti e con problemi di apprendimento per via della scarsa conoscenza della nostra lingua; persone con problemi sociali e finanziari dovuti al caro vita, all’alcoolismo e alla dipendenza dei giochi d’azzardo; scavezzacolli minacciati dalle cosche mafiose e costretti a lasciare le proprie regioni d’origine per sfuggire a possibili vendette dei clan; gente che cambia continuamente tipo di lavoro e persino ex detenuti arroganti e prepotenti fino al punto di pretendere addirittura obbedienza. 

     

    Con questa deprimente realtà e con l’impossibilità di potere assumere il personale dopo averlo selezionato e addestrato, pensare di poter fermare il dilagare degli infortuni mortali, sembrerebbe vera e propria utopia, ma cambiando poche regole e aggiungendo alcuni accorgimenti, secondo me si potrebbero avere risultati veramente sorprendenti e incoraggianti. esaminiamone alcuni: 

     

    1. Cominciamo a ridare fiducia alle imprese mettendole in condizione di poter decidere chi  assumere. Affianchiamo loro personale sanitario capace di stabilire se il lavoratore scelto è in grado di svolgere le mansioni affidategli e  se soprattutto ha un corpo e una mente sani. 

     

    2. Una volta formati i gruppi misti di ispettori e vigili urbani,  che dovranno  visitare i cantieri almeno una volta al giorno, festività comprese ,(i più furbi operano il sabato e la domenica proprio perché sanno che mancano i controlli)  anche la figura dell’addetto alla sicurezza, divenuto tale con 60 miserabili ore di corso, diventa presenza inutile e costosa da eliminare senza problemi. 

     

    3. Il datore di lavoro, dopo avere avuto la relazione specialistica riguardante gli operai da assumere, procederà con propri accertamenti e cercherà di capire  se quel futuro operaio oltre alla necessaria educazione  ha prontezza di riflessi e voglia di lavorare. Fatto questo, il datore di lavoro dopo solo due o tre settimane, è già perfettamente in grado di conoscere il suo operaio meglio di qualsiasi speculatore o paladino della categoria, e può finalmente affidargli il ruolo che meglio si addice alle sue possibilità e che gli consentirà di prevenire e mantenere lontane le cause che potrebbero generare pericolo di nuovi eventuali infortuni. Qualche altro operaio che si dovesse rivelare meno  sveglio, ma si comporta in maniera dignitosa e dimostra di non essere uno “zombie”, verrà assunto ugualmente e sarà affidato ai colleghi più esperti che in poco tempo gli faranno acquisire la sicurezza e l’esperienza necessarie per fare, anche di lui, un operaio modello in grado di sapere riconoscere il pericolo e lavorare serenamente in sicurezza. 

     

     

    4. E’ importante responsabilizzare il datore di lavoro dandogli la possibilità di potere sospendere, o nei casi più gravi licenziare senza problemi di sorta, i contestatori, i fannulloni, i seminatori di zizzania, i violenti e chiunque dovesse dare segni di evidente e cattiva deambulazione. IL LAVORO, DOPO LA  FAMIGLIA, E’ E DEVE RESTARE LA COSA PIU’ IMPORTANTE CHE ACCOMPAGNA LA NOSTRA ESISTENZA.

     

    Ognuno di noi, il giorno che  decide di formarsi una famiglia, deve anche sapere che per mantenerla onestamente, all’infuori del LAVORO  non esiste altra possibilità. Amare la propria famiglia quindi, deve volere dire amare e mantenersi il proprio posto di LAVORO. 

     

    5. E’ cosa buona e giusta premiare, con consistenti agevolazioni contributive, tutte le imprese esenti da infortuni. Il continuo dissanguamento fiscale  e l’insopportabile carico contributivo, hanno fatto piegare le gambe e messo in ginocchio le già derelitte imprese, costrigendole ad offrire il fianco alle banche usuraie che, a loro volta e impunemente come sempre, hanno  completato l’opera, “aiutandole” ad indebitarsi fino ai capelli.  Con  questa  allarmante e catastrofica situazione e non avendo altra scelta, la maggior parte delle imprese per poter sopravvivere, hanno dovuto rispolverare e rendere operativo il vecchio metodo che consiglia <<A mali estremi, estremi rimedi>>: E per aggirare l’oneroso carico contributivo e tutti gli altri costi ad esso connessi, invece di fare delle normali assunzioni, hanno reclutato artigiani stranieri titolari della troppo facile iscrizione alla Camera di Commercio, ma  privi di una accettabile qualifica e delle elementari nozioni pratiche, indispensabili per una efficace prevenzione degli infortuni da lavoro. 

     

    Altre malefatte importanti che al momento vanno molto di moda, ma facilmente eliminabili con l’intervento programmato di ispettori AUSL e vigili urbani riguardano le assunzioni e i licenziamenti di comodo. 

     

    - Il datore di lavoro compiacente TIZIO, assume il sig. CAIO/A (solitamente  un marocchino o  una badante), lo tiene in regola fino a quando ha raggiunto  le ore necessarie per collocarsi in disoccupazione e riscuoterne l’assegno e poi lo licenzia.

     

    - Al sig. CAIO/A, rimane la facoltà di essere nuovamente assunto in nero o dallo stesso TIZIO o da qualche suo collega che in quel momento ha più bisogno di manodopera, ma solitamente, il sig. CAIO/A preferisce cambiare aria e sceglie di imboscarsi o in spiaggia a vendere teli da bagno e cianfrusaglie varie, o come spesso accade, in campagna a raccogliere frutta e ortaggi, dove riscuoterà una paga inferiore, ma dove ha anche il vantaggio e la sicurezza  di continuare a lavorare in nero,  riscuotere l’assegno di disoccupazione e s’è un clandestino, rimanere tale vita natural durante.            

    Conclusione:  Come le ho già detto caro ministro, io non sono ne un vanitoso ne una persona che vuole mettersi in mostra, gestisco da solo un sito (www.robedamatti.net) che mi da molte soddisfazioni, ma mi priva anche di molte ore di svago e di sonno utilissimi per una persona non più giovanissima. A me però va bene così e non chiedo altro.  Le invio volentieri il mio pensiero ed una disamina di un lavoro durato sei mesi. Lei ha facoltà di farne l’uso che vuole, ma non di cestinarlo prima di averlo esaminato. Sono fermamente convinto che lei signor ministro non lascerà nulla di intentato e farà quanto nelle sue possibilità per trovare la giusta chiave di volta per porre un definitivo freno a questo infame stillicidio.  I MORTI CHE LAVORAVANO ASPETTANO CHE I VIVI CHE LAVORANO DICANO PERCHE’ SONO MORTI.                                                                                                   

    Unitamente alla mia stima le giungano graditi  cordiali saluti e auguri di buon lavoro.                                                                                        

                                                                                                             e. cusmà

     PARTE SECONDA.   

    Per concludere il dossier speditole poche ore fa, le invio la parte mancante. Dopo, consapevole della miriade di impegni che la attendono, la lascerò al suo difficile lavoro.

    Seguito "e-mail aperta" del 20 giugno 2008. Mi sembra doveroso informarla che il video e le foto allegate, sono già presenti su Google video, su Yuo  Tube e naturalmente sul mio sito www.robedamatti.net Breve disamina:

    Sample Image

     

    - nella foto qui sopra scattata non nel 2006, ma solo due mesi fa, vediamo un muratore dentro un secchione per calcestruzzo appeso ad una gru, mentre eseguiva lavori nella facciata di uno stabile sito nel centro storico di Cesena, quindi sotto gli occhi d'ispettori e vigili urbani. Per diversi giorni, quel muratore ha lavorato dentro il secchione mezzo pieno di macerie che ondeggiava ed accompagnava i movimenti, dell'operaio privo d'imbracatura. Lo "spettacolo" è finito quando, come in tanti altri casi, il sottoscritto si è accorto ed ha fotografato tutto, convincendo poi il muratore a lavorare in sicurezza.  

     

    Sample Image

     

     - nella foto qui sopra, scattata anch'essa poco tempo fa, possiamo vedere un solaio scambiato per deposito materiali e attrezzatura edile. La foto dice molto, ma non tutto, infatti, sotto quel solaio era stato allestito lo spogliatoio degli operai, ma c'è anche di più: il cantiere è stato improntato per ampliare un'ala dell'ospedale Maurizio Bufalini di Cesena e tutto questo, "robedamatti", è successo in casa degli ispettori ASL. Anche in questo caso il sottoscritto, dopo avere fotografato tutto, ha fatto una semplice telefonata al capocantiere della ditta appaltatrice, che senza tante storie ha immediatamente a sgomberare il solaio.

     

    Sample Image

     

    - Il filmato, che per ragioni di praticità, sostituisco con una foto originale (qui sopra)  del 17.05.2008, l'ho così commentato: 

     

    QUANTO BASTA PER ARRESTARE PROPRIETARI, VIGILI URBANI E ISPETTORI AUSL.

    Questi due a dir poco incoscienti muratori per ben 6 giorni hanno lavorato a 14 metri di altezza senza il necessario ponteggio di protezione e senza essere imbracati. Poiché tutto questo è successo sotto lo sguardo dei vigili urbani che tutti i giorni dalle 09.30 alle 11.00 effettuavano un servizio di repressione ai danni di auto con il disco orario scaduto e di scooter in divieto di sosta proprio sotto il cornicione dello stabile oggetto dell'intervento edilizio, attendiamo che qualcuno prenda i dovuti provvedimenti a carico dei proprietari, (sotto c'è l'Ufficio per l'impiego di Cesena) degli stessi vigili e degli ispettori AUSL che per molto meno, hanno fatto sequestrare diversi cantieri edili, uno dei quali a soli 5 metri di distanza dallo stabile in questione. Il paradosso:

    Quello che non hanno fatto i vigili urbani e gli ispettori dell'AUSL, profumatamente pagati per svolgere questo servizio e per cercare quantomeno di salvare qualche vita umana, l'ha fatto il responsabile di www.robedamatti.net che, come era avvenuto in altre occasione (vedi solaio Ospedale Bufalini di Cesena e altro, prima ha filmato tutto e poi ha parlato con i muratori convincendoli, peraltro senza alcuna fatica, ad imbracarsi ed ancorarsi ad un sostegno murale per continuare a lavorare in sicurezza.  Queste realtà, signor ministro, rappresentano una milionesima parte delle malefatte quotidiane che accadono nella nostra cara Italia e che purtroppo tingono di nero troppe famiglie italiane. A lei l'augurio, la riconoscenza e il ringraziamento per il durissimo compito che l'attende e per tutto quello che saprà  fare per arginare i troppi lutti da lavoro. Cordialmente.                                                                                                   

                                                                                                       e. cusmà       

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

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